sabato 20 febbraio 2016

C'era una volta l'acqua che adesso non c'è più di UMBERTO ECO

Da repubblica.it

"SI POTREBBE cominciare così". Lo Scrittore lesse la prima frase che aveva scritto sul computer. Non era molto, né sapeva come andare avanti. Gli avevano chiesto un breve racconto sull'acqua. Non un romanzo, o una saga in molti volumi, impresa a cui si sarebbe accinto con lena ed energia; e nemmeno un saggio, in cui avrebbe potuto spaziare sulla presenza dell'acqua nelle grandi cosmogonie, da Talete ai Dogon, tanto per dire. Ma un racconto, una storia breve. Che non era nelle sue corde. 
Cosa doveva rispondere? "Non mi è venuta l'ispirazione?". Ci avrebbe fatto la figura di un prefetto a riposo, Poeta a Proprie Spese, di quelli che credono al Demone. 
Avrebbe potuto inventare una storia di fantascienza. Il bambino fa una domanda al papà mentre viaggiano sulla Grande Autostrada Po, che attraversa tutta l'Altura Padana. 
Ha letto il termine "acqua" su un vecchio libro, e chiede che cosa voglia dire, mentre inghiotte la sua pillola giornaliera di H2O Synt2. 
"Eh, l'acqua, l'acqua", gli dice il papà perplesso. "È una cosa che non c'è più su questa terra. Vedi, per esempio qui, sull'autostrada Po, non si andava in macchina, ma c'era l'acqua, come dire, una cosa bagnata, con dentro delle bestie senza zampe e senza ali, e che se ci cadevi dentro rischiavi di morire. 
E quando scenderemo tra due ore alla Valle Tirreno, anche lì non c'erano tutti quei grattacieli, quei casinò, quei Luna Park e quei Fast Food per miglia e miglia. C'era tutta acqua. Vedi laggiù quei contadini che spargono sugli ombù e sulle palme quella polvere di H2O Synt4? Ecco, allora invece sulle piante cadeva l'acqua. "Ma come faceva l'acqua a cadere", chiede il bambino, "se stava in basso, nelle autostrade e nelle valli?" "Difficile da immaginare", dice il papà, "ma l'acqua cadeva anche dal cielo". 
Il cielo adesso ti sembra tutto nero, ma allora era azzurro e pieno di una specie di lana bianca, che a un certo punto si disfaceva e cadeva giù l'acqua sotto forma di gocce. "Gocce?" "Si, palline, perline, quasi come quelle che si formano sulla tua pelle al mattino quando per pulirti ti nebulizzi con H2O Synt15. Solo che erano bagnate". "Io non so cosa voglia dire bagnato, ma certo un mondo con questa cosa che dici tu doveva essere bruttissimo", esclama il bambino. 
E infatti come fare a spiegare a un bambino che cosa siano la pioggia, le cascate del Niagara, la Garganta do Diablo di Iguazùl, l'arcobaleno, il temporale, il mare, la neve e le sorgenti, se l'acqua non l'ha mai vista? E se le cose stanno così, non si può scrivere neppure questa storia, perché più di così il bambino non può capire e il padre non può dire. 
Salvo che a quel certo punto lo Scrittore si è ricordato che al mondo, non quello della fantascienza ma quello della scienza, in certe zone, esistono bambini quasi così, che conoscono solo deserti solcati da crepe secche e vene di sale, e l'acqua non la vedono quasi mai, e quando arriva è razionata in certi contenitori - e naturalmente non ci sono neppure le pillole di H2O Synt. 
E si è chiesto se davvero la storia di una possibile scomparsa dell'acqua sia una storia solo di fantascienza. 
Ecco, si è detto allora, potrei raccontare la storia di come sia difficile raccontare questa storia. 
Si è seduto al computer e ha iniziato a digitare: "Si potrebbe cominciare così". 
In occasione della giornata mondiale dell'acqua, ha voluto offrire questo breve racconto ad Amref - Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca - per sostenerne i progetti idrici in Africa orientale e l'impegno in Italia in favore del messaggio "acqua è vita". 
(21 marzo 2005)



Un arrivederci al grande mentore.

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