giovedì 10 aprile 2014

I SEGNI DELLA CASBAH -Corto


Questa breve storia nasce per un contest risalente al 2005.
"Komikazen festival": del fumetto di realtà, organizzato dall'Associazione Mirada di Ravenna.

Contest un po' atipico perché nobile e lodevole partire dall'opera cinematografica e in particolare dalla Battaglia di Algeri, del grande Gillo Pontecorvo, per trattare  della guerra e dell'oppressione militare e coloniale in terra africana ma alquanto discutibile in termini di comunicazioni in merito ai partecipanti al concorso. 
Non mi dilungherò troppo sull'argomento, dico soltanto che quando tutti e i pochi partecipanti diventano all'unisono meritevoli di essere esposti, bisogna farsi venire qualche dubbio sull'auto-referenzialità di manifestazioni come questa.
La conferma: l'allestimento di tutte le tavole, fotocopiate (presumo dalle foto-perchè mai ricevuto info) infilate come messaggi di un naufrago in delle bottiglie a mò di installazione.








L' idea di per se non dispiace, ma non può essere l'unica possibilità di fruizione di brevi storie che hanno dietro un lavoro di sceneggiatura e impaginazione non indifferente..

Per l'appunto a seguire lo script di un lavoro pensato solo per immagini e come ulteriore omaggio alla sorella  arte sequenziale del grande schermo:

I SEGNI DELLA CASBAH
di Francesco Conte

Sceneggiatura e sintesi per immagini
tratte da “La battaglia di Algeri”di Gillo Pontecorvo

PRESENTAZIONE DELL’OPERA

PROLOGO
Nel cuore della notte una casa viene circondata da un gruppo di miliziani.
La prima vignetta, raffigurata dall’alto, introduce gli stivali in corsa dei soldati.
Con una sequenza di campo allargato gli uomini del colonnello Mathieu si dispongono di copertura vicino l’ingresso.
Queste prime visualizzazioni vengono raffigurate con una prospettiva aerea che, ripetuta con costanza e precisione nelle deformazioni delle immagini, denota la cifra stilistica dell’intera storia. Questa rispecchia anche una provocatoria presa di posizione nei confronti del lettore che, al cospetto di filmati violenti trasmessi quotidianamente dai mezzi di informazione, rimane distaccato e fermo in una sorta di sopraelevata posizione neutrale che non permette mai una concreta occasione di partecipazione agli eventi.
All’interno della casa Alì La Pointe, si accosta alla porta cercando di guardare attraverso una fessura tra le tavole di legno. L’occhio raffigurato molto da vicino viene abbagliato, lasciando il posto al colore neutro del foglio.


TAVOLA N. 2
Il titolo della storia appare con un grande segno dell’iconografia algerina in trasparenza.
Nel primo riquadro l’occhio di un Alì La Pointe bambino restringe le palpebre come infastidito dalla vista di qualcosa; campo largo su quest’ultimo appena uscito da una strettoia adombrata della Casbah.
Dall’alto la consueta sovrapposizione di tendaggi o di grosse ceste di vimini, che si confondono con una folta folla di gente.
Di inconsueto vi è una ripartizione delle strade del mercato con separatori a nastro estensibile rosso e bianco della “GLOBAL SIMBOLOGY” oppure una capeggiante insegna al neon della “CASBAH MARKET”.
Il tradizionale cuore e centro nevralgico della città algerina diventa la metafora di un’ apparente resa nei confronti di un mercato pubblicitario e consumistico globale che vede prevaricare i paesi capitalisti ed occidentali.


TAVOLA N. 3
Alì La Pointe bambino, si avvicina ad un mendicante seduto per terra e circondato dalle sue piccole sculture in legno.
Dalla tasca il ragazzo estrae un gatto realizzato in maniera un pò rudimentale, mostrandolo all’artigiano con grande orgoglio.
Repentino e imprevedibile il calcio della pistola del colonnello Mathieu colpisce l’uomo, facendo volare per terra la piccola scultura in legno.


TAVOLA N. 4
Da questa vignetta più ampia delle precedenti si vede l’accalcarsi della folla.
Ad un sorriso sardonico dell’ufficiale, inquadrato in primo piano e dall’alto, il mendicante tiene stretto a sé il bambino, cercando di proteggerlo da nuove azioni di ritorsione.
Calpestando e rompendo con violenza tutte i manufatti esposti per terra, il colonnello predispone un attendente a munire l’algerino di prodotti più consoni rispetto al cosiddetto “mercato globale”.



TAVOLE N. 5 e 6
In men che non si dica, un banchetto di plastica della Global Simbology viene allestito davanti gli occhi sbigottiti dei presenti.
Con una zoommata stretta e come se fossero usciti dal nulla, vengono disposti cappellini, magliette, polsini, ciondoli e catenine recanti un famigerato e conosciuto simbolo di piantina di marijuana.
A dei prodotti della creatività artigianale, la milizia contrappone la serialità accattivante e sterile della produzione industriale e aziendale.
Il mendicante riverso ancora per terra reagisce con un moto di ribellione.
Lo sparo di un’arma da fuoco blocca tutti i presenti.
Il piccolo Alì stringe forte al petto la camicia in una morsa serrata.



EPILOGO
Si ritorna di nuovo davanti l’ingresso della casa di Alì Le Pointe.
La porta si apre.
Senza opporre resistenza Alì, non più bambino ma uomo baffuto esce nel cortile abbagliato dall’ufficiale.
Stretto primo piano sull’algerino, che lascia trapelare un leggero sorriso.
Particolare sull’arma estratta dalla fondina del miliziano.
Alì raffigurato a mezzo busto apre la camicia all’altezza del petto.
Su quest’ultimo un tatuaggio di un gatto stilizzato come nell’iconografia tradizionale.
Uno sparo!

Per chi volesse tornare indietro e riguardare la sequenza solo per immagini, invito a farsi accompagnare dal soundtrack del film. Opera del grande Morricone



Ancora  appunti, referenze foto-cinematografiche e bozzetti preliminari















































Infine, a dare la giusta "dignità" di lettura alla storia, oltre a questo lungo post, ci ha pensato l'associazione Fumettomania Factory che l'ha pubblicata sulla sua storica rivista. 
Un numero interamente dedicato alla guerra!





Il video, le immagini tratte dal film e le tavole sono coperte da Copyright.
Ne è vietata la copia e divulgazione soprattutto per scopi commerciali.

Nessun commento:

Posta un commento